Omelia (01-01-2015) fr. Massimo Rossi Sei giorni fa ho presentato il Mistero del Natale come la Rivelazione di una relazione nuova con Dio e tra di noi: "Non vi chiamo più servi, ma amici!". La presenza del Signore nella nostra vita è quella di un amico fidato. Il Suo amore non verrà mai meno: anche "se noi manchiamo di fede, Egli però rimane fedele, - scrive san Paolo - perché non può rinnegare se stesso" (2Tim 2,13): in altri termini la fedeltà di Dio è costitutiva della Sua stessa natura, è iscritta nel Suo DNA. Dio è per essenza FEDELTÀ; gli sposi cristiani dovrebbero conoscere bene questa qualità di Dio, visto che l'hanno scelta come carattere distintivo del loro matrimonio... Ma non solo gli sposi cristiani sono chiamati per vocazione a conformarsi alla fedeltà di Dio; la fedeltà è anche ciò che ci rende immagine e somiglianza di Dio. Oggi celebriamo la 48° Giornata Mondiale della Pace: la fedeltà di Dio agli uomini, degli uomini a Dio e tra di loro è indispensabile per instaurare una pace reale, profonda e duratura. La fedeltà è condizione necessaria per acquisire fiducia reciproca, vincendo ogni istintiva diffidenza. Quando c'è reciproca diffidenza, non può esserci vera pace: la cosiddetta guerra fredda è appunto la situazione nella quale, di fronte a noi, non sta l'amico, ma un potenziale (nemico) aggressore - almeno così lo consideriamo e ovviamente siamo da lui considerati -: le armi sono schierate, basta un battito di ciglia per scatenare il conflitto. Le conseguenze non favoriscono certo l'instaurazione di un clima di pace: la prima conseguenza è il sospetto; la seconda è il pregiudizio; la terza è la facile strumentalizzazione di gesti e parole altrui, per rafforzare la convinzione che l'altro stia tramando contro di noi. Se non impariamo a vincere la tentazione di nutrire sospetti, pregiudizi e strumentalizzazioni, anche noi diventiamo come quelli che vedono sempre e solo il bicchiere mezzo vuoto, (che vedono) il male e non il bene; prospettive di miglioramento nessuna, speranza zero... E invece la speranza è necessaria forse più di tutto il resto, per andare incontro al nostro futuro! Senza speranza non c'è neppure futuro - intendo un futuro diverso dal presente, migliore -. Senza speranza viviamo bloccati, come in un fermo-immagine, ove la realtà si ripete, sempre uguale a se stessa. E, visto che la realtà attuale non è proprio il massimo che possiamo augurarci a Capodanno, coloro che hanno perduto la speranza, hanno rinunciato a lottare perché la realtà cambi; sono rassegnati al peggio, aspettano solo più la fine. L'omaggio dei pastori al bambino e sua madre è conseguenza ?naturale' dell'annuncio dato a loro dagli angeli: "Oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore..." (Lc 2). Queste parole erano state precedute dall'inno delle schiere celesti: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama": il binomio "Gloria a Dio" e "Pace agli uomini" è fondamentale nell'economia del Vangelo. La gloria che l'uomo è chiamato ad innalzare a Dio e la pace che lo stesso uomo è chiamato a costruire sulla terra rappresentano le due coordinate della salvezza. Il mondo può rendere la giusta adorazione al Padre se e soltanto se si impegna a edificare la pace. L'uomo che dà gloria a Dio è lo stesso (uomo) che può impegnarsi a costruire e custodire legami di pace. Con quale coraggio, con quale consapevolezza il nostro cuore, le nostre labbra potranno cantare il Gloria, se nel mondo manca la pace? se tra coloro che compiono gesti di autentica riconciliazione, noi non ci siamo? Sarebbe una gigantesca menzogna! È una gigantesca menzogna! È ipocrisia pura! Una clamorosa finzione! Chissà perché i bambini giocano sempre alla guerra? Anch'io da bambino giocavo alla guerra, indiani contro cowboy... e perdevo sempre... Forse è per questo che l'ottimismo non è mai stato il mio forte. Perché, invece, non insegniamo ai nostri figli a giocare alla pace? Nostro malgrado, la vita non è un gioco. Uno dei segreti più preziosi della pace è saper ascoltare l'altro, gli altri, e custodire nel cuore ciò che abbiamo ascoltato: in verità ascoltare e custodire sono una azione sola. Maria ci insegna questa elementare verità, tanto elementare che pochi di noi se la ricordano... del resto, sono passati tanti anni da quando andavamo alla scuola elementare... Come i pastori, anche noi, tra poco ritorneremo alle nostre case, alle nostre faccende, ai nostri affetti, ai nostri problemi,... Ci ricorderemo di glorificare Dio e di raccontare ciò che abbiamo visto e sentito? Ecco l'ultimo ingrediente per costruire la pace: bisogna parlarne, bisogna annunciarla! È necessario reagire alle provocazioni con altrettanti messaggi di pace! Pensate che cosa accadrebbe se ognuno di noi decidesse di non far più valere le offese subite, anche se la legge è dalla nostra parte... Rivendicare il rispetto e l'applicazione della legge civile e penale non è l'unico comportamento etico; e soprattutto non è sempre un comportamento cristiano!! Nei capitoli 5-7 del Vangelo di Matteo, il Signore cita alcuni casi di violenza, per i quali la Legge di Mosè autorizzava una reazione uguale contraria, in altre parole, la vendetta - occhio per occhio, dente per dente; odiare i nemici,... -; ebbene, Gesù ripetutamente dichiara: "Ma io vi dico..." e così dicendo promulga la regola aurea del perdono incondizionato. Senza perdono non c'è pace, né mai ci sarà! Ricordiamo che il perdono non risponde a un dovere umano-solo-umano. Un uomo non è mai obbligato a perdonare... ma un cristiano sì! Cristo è il Signore della pace: in occasione della cena di addio Gesù lasciò in pegno agli Undici la Sua pace; e apparendo risorto, la sera di Pasqua, augurò pace a loro. È come se avesse voluto riprendere il discorso da dove lo aveva interrotto tre sere prima... Il dono della pace è il filo rosso che riannoda le relazioni cristiane e toglie alla morte l'ultima parola. Credere in Cristo, scegliere Lui come nostro Signore comporta il dovere grave di diventare anche noi ambasciatori di riconciliazione e di perdono, testimoni credibili e operatori efficaci di pace.